La rivoluzione dei nano influencer

Quando la (vera) reputazione conta di più di una carrellata infinita (o quasi) di follower.

Abbiamo tutti un amico a cui chiediamo consiglio per il miglior ristorante o per il locale di tendenza del momento. Oppure la collega fashionista sempre al passo con il mondo della moda, ferrata sull’ultima borsetta o sul perfetto tono di rossetto per la stagione. O ancora il lettore accanito in grado di consigliarci la perla nascosta tra gli scaffali dei bestseller.

Persone comuni, come noi, la cui parola però è legge nella piccola cerchia sociale di appartenenza.

Ristretta, ma al giorno d’oggi non limitata agli amici e ai conoscenti della vita reale. Perché ormai tutti abbiamo un profilo Instagram e il famoso lucchetto sta pian piano diventando obsoleto. Post dopo post diamo in pasto alla rete un pezzettino di noi, con risultati più o meno performanti.

È proprio qui che emergono i nano influencer, anti-eroi (forse) inconsapevoli del panorama social moderno.

Ma chi è, quindi, questo nano influencer?

È l’amico che innesca la conversazione a ogni post. Quello che guadagna tantissimi like a ogni scatto e che non possiamo fare a meno di seguire. È la voce sferzante su Twitter che non cerca la notorietà delle twitstar ma alla quale rispondiamo sempre. O l’utente scoperto per caso su Instagram del quale seguiamo le stories come se fossero l’edizione serale del TG.

Entrando più nel tecnico, è un utente social (specialmente su Instagram) con un seguito che può variare tra i 1.000 e i 5.000 followers, ma con un engagement rate che riesce a superare facilmente l’8%. Un dato quasi inimmaginabile per tantissime celebrity.

Perché scegliere un nano influencer?

Per il dato appena citato, ma non solo.

Sempre più aziende stanno decidendo di abbandonare i mega influencer, house name come Chiara Ferragni, Cristiano Ronaldo o il clan delle Kardashian. O semplicemente di non destinare loro tutto il budget dedicato all’influencer marketing, come sta facendo H&M negli Stati Uniti.

Abbiamo cercato di trovare quali siano i punti chiave che rendono sempre più appetibile la scelta di un nano influencer (o a volte micro influencer) piuttosto che di una celebrità digital già riconosciuta.

  1. L’engagement è più alto ma, soprattutto, reale
    Come anticipavamo, un nano influencer solitamente raggiunge un livello di engagement pari a circa 6 volte quello di una celebrity. Si tratta di interazioni “reali”, non inflazionate da bot o dall’acquisto di followers e like. Cosa significa? Questo engagement ha più probabilità di trasformarsi in conversione.
  2. I costi sono minori
    Nella maggior parte dei casi, un nano influencer si “accontenta” di ricevere prodotti in omaggio (come test) o cifre esigue per un post. Siamo certamente lontani dal milione di dollari per una singola fotografia Instagram di Kylie Jenner.
  3. Il contatto è diretto
    Non ci sono agenti, PR o team legali da superare: per contattare un nano influencer generalmente è sufficiente un DM su Instagram.
  4. Un nano influencer ha credibilità
    Non è detto che la condizione perduri nel tempo (soprattutto dopo qualche sponsorizzazione), ma agli occhi di un fan il nano influencer risulta più onesto, imparziale e fuori dagli scandali che leggiamo ormai almeno una volta alla settimana. Questo crea fiducia e conseguentemente una ricezione più positiva del messaggio veicolato.
  5. Permette di parlare a una nicchia
    Pochi follower, ma ben segmentati. Un sogno per un’azienda, soprattutto quando il prodotto venduto è particolarmente specifico. È questo generalmente il pubblico di un nano influencer, creato tassello dopo tassello attorno ai suoi interessi specifici.

Quindi? È meglio scegliere un mega influencer o una schiera di nano influencer?

C’è sempre una scelta strategica alle spalle, uno studio che dev’essere compiuto in modo approfondito secondo gli obiettivi aziendali e di vendita, così come nel pieno rispetto dell’identità del brand.

Perché ricordiamolo: per un nano influencer un post su Instagram non è un lavoro. E quando non c’è un contratto, non sempre c’è la professionalità.

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